Curiosport - E alle fine il Senegal battè il Brasile

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CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 13:59

Leggenda

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L'ORGOGLIO DEI LEONI DI TARANGA - Al 45' sembrava tutto finito. Due marcature del solito Ramos de Matos Douglas avevano portato sul 2-0 il Brasile, e per il Senegal era notte fonda. Nella ripresa, però, è venuto fuori l'orgoglio dei Leoni di Taranga, che prima accorciavano grazie al rigore di Ndoye Malick, e a pochi minuti dalla fine trovavano il pareggio con lo splendido gol di Fall Pape Bilal. Ecco allora materializzarsi il più classico degli "spettri" calcistici, quello dei supplementari, che però non hanno spezzato l'equilibrio, portando così le due squadre ai rigori. Dove, per una volta, gli africani si sono mostrati più freddi: il 6-4 finale che dava il via ai coloriti festeggiamenti dei senegalesi, al loro primo titolo Mundial.

BALON MUNDIAL, QUUANDO IL CALCIO E' DIALOGO - No, non temete. Voi non vi siete persi nulla di importante, stando almeno ai parametri con cui tradizionalmente vengono giudicati i tornei di calcio; e noi non siamo andati a male causa calura estiva, raccontandovi con un anno di anticipo un'improbabile finale dei Mondiali di calcio. Il trofeo di cui stiamo parlando infatti non è la Coppa del mondo Fifa, ma il Balon Mundial, torneo di calcio delle comunità immigrate di Torino e Piemonte, la più grande manifestazione del genere in Italia. Che, dopo i due successi della Costa d'Avorio, per il terzo anno consecutivo è finito in Africa, grazie appunto alla "Nazionale immigrati" del Senegal. Perché lontano dai riflettori degli stadi da 80.000 posti, dai miliardi di Perez e Moratti, dalle polemiche su arbitri e moviole, e dai colpi di testa dentro e fuori dal campo di Cristiano Ronaldo, il calcio riesce ancora a essere occasione di incontro e aggregazione, strumento di dialogo e integrazione piuttosto che di scontro e divisione fratricida. Il che non toglie che, quando si scende in campo, sia sempre l'agonismo a farla, giustamente, da padrone.

SPETTACOLO DENTRO E FUORI DAL CAMPO - Balon Mundial è in questo senso una delle realtà più belle, anche se di certo non l'unica, del nostro paese. Organizzato dall'Associazione culturale Officinakoiné, con l'aiuto di altre Onlus, il torneo ha raccolto quest'anno, alla sua terza edizione, 28 squadre di altrettanti paesi, per un totale di circa 600 giocatori residenti in tutto il Piemonte, che si sono sfidati allo Stadio di Via Spazzapan, al Lingotto. Il calcio è solo il piatto forte di un programma di eventi ricchissimo e sfaccettato, che va della pittoresche coreografie organizzate dai tifosi delle diverse rappresentative (con tanto di estemporanei corsi di danze folkloriche organizzati ai bordi del campo) a concerti di musiche del mondo, dal contest fotografico "Tanti scatti di dire calcio" a iniziative molto particolari, come il corso di radiofonia per aspiranti cronisti migranti.

STORIE DI ORDINARIA INTEGRAZIONE - A far da sfondo a tutto questo, le incredibili storie di chi partecipa al torneo. Storie che parlano di disperazione e riscatto, di sogni e delusioni, di ragazzi arrivati nel nostro paese inseguendo un futuro di gloria e soldi grazie al pallone, e che hanno dovuto accontentarsi di un presente di sopravvivenza in fabbrica o in cucina. Storie che meriterebbero di essere raccontate una per una. Come quella del ragazzo albanese che, nel suo paese, giocava in Serie A, e sbarcando nello Stivale sognava forse di ripercorrere le orme di Igli Tare. Invece è finito a giocare nella Rivarolese Calcio, Girone A della Serie D, e a sbarcare il lunario come lavapiatti in un ristorante del canavese. Il ragazzo sogna ancora di essere scoperto da un grande club, ma per ora il suo campionato l'ha vinto in cucina, scalando le gerarchie fino a diventare capo-cuoco.

DALLA GUERRA DI YAMOUSSOUKRO ALLE BATTAGLIE DI TORINO - O come quella del giovane ivoriano, sfuggito alla guerra civile del suo paese solo per scoprire che la vita può essere una battaglia, sia pure d'altro tipo, anche nella periferie industriale di Torino. E' finito ben presto nei soliti brutti giri, reclutato da una malavita che applica ai suoi business regole che imperversano anche in molti settori dell'economia legale: perché chi è senza documenti e diritti si accontenta di molto meno, e se per caso succede qualcosa di brutto, si fa molto prima a far sparire le tracce di chi, per la società ufficiale, è già un'ombra. Il giovane ivoriano ha trovato nell'amore con una giovane italiana il suo riscatto, la forza di uscire dall'ombra e trovare un lavoro in fabbrica. Voci non confermate dicono che in campo si sono esibiti anche diversi clandestini, terrorizzati dalla nuova legge sulla sicurezza che trasforma un dramma sociale in reato penale. Ma non saremo certo noi a denunciarli a Maroni.

E ORA TUTTI ALLE FINALI - Per chi volesse conoscere queste storie più da vicino, l'appuntamento è fissato al 19 luglio, sempre al Lingotto di Torino, quando il Senegal "piemontese" affronterà nella fase finale a quattro le rappresentative che hanno vinto altri 3 mondialini analoghi organizzati in Lombardia e in Liguria. Se siete tra i tanti che, sotto ogni pezzo o blog che pubblichiamo, si lamentano dell'eccessivo spazio dato alle frivole polemiche del calcio che conta, questa è la vostra occasione di riscatto.

 
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